Massimo Zanchi nasce a Torino nel 1953.

    Inizia a dipingere giovanissimo, come autodidatta e nel 1971 allestisce la sua prima personale.

   Le opere giovanili risentono di una forte influenza surrealista, infatti sono proprio i cosiddetti "surrealisti storici" ad affascinare il giovane pittore.

   Sempre nei primi anni settanta completa gli studi in scenografia e scenotecnica e parallelamenteall'attivitą pittorica affianca quella musicale, con particolare attenzione ed impegno all'esperienza elettronica.

   Abbandonato ben presto il periodo surrealista approda, sul finire degli anni '70, ad un' immagine che unisce reminescenze surreali con elementi formali e segnici riconducibili ad esperienze astratte ed in particolare di certo astrattismo lirico, complementate sul versante letterario dalla realizzazione di opere poetiche improntate ad una sperimentazione linguistica oscillante tra intimismo ermetico ed allusivitą oniriche.

   Gli anni ottanta vedono la sua ricerca tesa dapprima ad un'espressione astratta con prevalenza di componenti figurali geometriche ed in seguito ad una svolta dichiaratamente informale contraddistinta dalla scelta di una maggior immediatezza e quindi gestualitą che si esprime attraverso fitti grovigli cromatici e segni apposti liberamente, quasi recuperando una sorta di "automatismo psichico" di surreale memoria.

    La fase successiva, che si protrae dalla seconda metą degli anni '80 all'inizio degli anni novanta, vede le opere di Zanchi arricchirsi di elementi naturalistici (tornadi, onde e nuvole, materie magmatiche, nodi gordiani, intonaci sgretolati) trattati quasi come emblematici archetipi iconografici che spostano le tematiche dei suoi dipinti verso una "figurazione" che risente ancora di influenze astratte ma che vira verso un criptico, ma codificabile concettualismo.

   Sono gli anni '90 a decretare la svolta. La pittura di Massimo Zanchi perviene al figurativismo, ove gli oggetti e gli ambienti rappresentati sebbene perfettamente riconoscibili sono privati dalle usuali funzionalitą della vita reale, ma allo stesso tempo non aspirano ad essere interpretati in chiave simbolica o psicoanalitica.

    E' il periodo degli "Interni" che presto si traducono in "Stanze" tematiche, abitate da oggetti esorbitanti ed autonomi, da ombre inquietanti e dove spesso compaiono tracce di paesaggi urbani: squallide e malandate porzioni di periferia cittadina, rappresentate come improbabili finestre o dipinti nel dipinto, e dove appaiono a volte esplicite "citazioni" o personali omaggi ad artisti del passato.

   Attualmente la sua ricerca artistica č tesa ad amalgamare le precedenti esperienze degli "Interni"  e delle "Stanze" con immagini pittoriche che riproducono particolari anatomici dell'artista stesso, in una sorta di viaggio nel tempo e nelle mutate fattezze, in contrappunto a segni e cromatismi astratti che proseguono idealmente il linguaggio visivo che proponeva negli anni ottanta.

 

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